GI 1 - SOSTEGNO ALL'OSPEDALE DI KARAK
Dove si realizza
A quasi 13 anni dalla fine della guerra della Siria, la situazione è ancora di emergenza e il numero dei profughi rimane invariato. Secondo i dati ufficiali dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur), la Giordania ospita ancora più di 650.000 di rifugiati registrati, senza contare coloro che non lo sono. Tra i rifugiati in Giordania, solo il 19% risiede nei campi di accoglienza ufficiali. Il restante 81% vive invece nelle aree urbane e un buon numero si è istallato qui al Sud nella Provincia di karak.
La maggior parte di loro vive all’interno delle cosiddette comunità ospitanti giordane. Essi rappresentano una parte particolarmente fragile della popolazione, che vive per lo più di assistenza umanitaria, basti pensare che solo il 31% dei siriani e il 26% dei non-siriani tra cui palestinesi risulta occupato nel mercato del lavoro. Anche se il governo giordano ha sempre sostenuto una politica di apertura delle frontiere nei confronti dei rifugiati, sono cresciute le tensioni interne e gli scontri tra la popolazione giordana e quella accolta.
Tensioni che si sono acuite nell’ultimo periodo con la pandemia quando il tasso di disoccupazione è cresciuto drasticamente e l’economia giordana, già piuttosto fragile (il settore trainante è il turismo, mentre l’agricoltura risente dell’endemica mancanza di acqua), ha subito un’ulteriore contrazione. La disoccupazione è salita al 22,8% mentre quella giovanile ha raggiunto un 50% senza precedenti.
L’accesso al sistema sanitario giordano è ancora carente, in particolare per quanto riguarda l’assistenza alle fasce più vulnerabili della popolazione compresi i migranti. Basti pensare che il 51% di famiglie rifugiate siriane e 43% tra non siriane non hanno accesso a cure sanitarie.
La spesa sanitaria per le famiglie rifugiate incide per oltre il 66% del bilancio familiare, ed è inoltre motivo di indebitamento (ad esempio il 27% dei rifugiati siriani si indebita proprio per questo). La loro situazione continua perciò ad essere una grande emergenza. Durante quest’anno, la crisi finanziaria post pandemica e la continua emergenza profughi hanno creato ulteriori problemi di stabilità a questo Paese che già vive una situazione di fragilità.
Garantire l'assistenza medica ai rifugiati è stata una situazione che ci ha fortemente interpellato e ha creato tensione durante l’anno. Noi consideriamo ancora vitale e prioritaria la possibilità di continuare a tenere le porte aperte ai più bisognosi ed esclusi ed in particolare ai rifugiati: è uno dei motivi che segnano e sono parte della nostra missione qui in Giordania.
Molte NGOs o organizzazione di beneficenza dal marzo 2020 non sono più operative e disponibili a sostenere l'assistenza medica dei rifugiati Siriani in Giordania. Anche la Caritas Giordana ha chiuso gli uffici qui al Karak e di conseguenza non ci sono altre alternative per i rifugiati localizzati al Sud che quella di rivolgersi a noi.
Descrizione del progetto
L’ospedale di Karak gestito dalle Suore Comboniane continua a tenere aperte le sue porte ai rifugiati. Tuttavia da sole non possiamo provvedere alle medicine e alle cure mediche per tutti coloro che vengono a bussare alla nostra porta. La gente, vive una situazione drammatica di grande emergenza e precarietà; molti lasciano campi e vengono nelle città dove trovano possibilità di alloggio. In un appartamento di tre locali possono alloggiare anche tre famiglie con non meno di 6-8 membri ciascuna (i bambini sono sempre tanti).
Da noi si rivolgono principalmente donne, bambini e pazienti bisognosi di particolare cure d’emergenza. Donne gravide che molto spesso non hanno avuto nessuna cura pre-natale. Vengono a noi anche tanti bambini, sopratutto bambini piccolissimi che a causa del disagio, per il caldo in estate e per il freddo nei mesi invernali oltre che per la mancanza di possibilità sanitarie, hanno diversi problemi (infezioni respiratorie, gastrointestinali, allergie, infezioni della pelle, patologie genetiche croniche) che abbisognano di ricovero e cura.
Il progetto consiste nell’offrire a questo preciso gruppo di rifugiati assistenza medica e specialistica. Ci affidiamo quindi anche al vostro aiuto per sopperire ad alcune emergenze specialmente concernenti i bambini. Il vostro dono, qualunque esso sia, lo useremo per curare mamme e bambini che vengono da noi, pagando le medicine, gli esami specialistici, le consultazioni mediche e le piccole operazioni necessarie.
Obiettivo
- Garantire le cure strettamente indispensabili e basilari a mamme e bambini o altre emergenze chirurgiche a pazienti che vengono da noi per urgenze
Beneficiari
Diretti: circa 2.000 rifugiati siriani (per lo più donne e bambini) che si rivolgono al nostro ospedale
Indiretti: le famiglie
Sorella referente: sr Adele Brambilla
Costi del progetto