NON MANDIAMO MAI VIA NESSUNO
Incontriamo sr Maria Martinelli durante il suo passaggio a Roma e lei non esita a raccontarci dell’imponente lavoro missionario e sociale delle sorelle in Sud Sudan (di cui è stata Superiora Provinciale negli ultimi anni) tra cui la gestione dell’ospedale di Wau dedicato a San Daniele Comboni di cui lei è garante e vice presidente del Consiglio di Amministrazione.
Quando nel 2009, su richiesta del Vescovo, l’ospedale venne affidato alle suore, si trovava in pessime condizioni; eppure, nel corso del tempo è diventato un’istituzione sanitaria di primo livello conosciuta e apprezzata in tutta la regione.
In seguito ad un appello della Conferenza Episcopale del Sudan, nel 2007 è nata l’iniziativa intercongregazionale “Solidarity with South Sudan”, con l’intento di aiutare nella ricostruzione del Paese, dilaniato da quasi 50 anni di guerra, impegnandosi in modo particolare nella formazione di personale in ambito sanitario e dell’educazione e nella pastorale. A Sr. Maria e Sr. Esperance, comboniane, e ad altre 4 suore di altre congregazioni è stato affidato il compito di occuparsi del settore sanitario a Wau, che hanno raggiunto verso la fine del 2008. Lì c’era già un campus per la formazione di agenti sanitari, abbandonato dal 1983 a causa della guerra, particolarmente brutale nella regione.
La struttura era occupata da sfollati rientrati in Sud Sudan dopo la firma degli accordi di Pace del 2005 e bisognava riabilitarla completamente prima di poter allestire e implementare un curriculum formativo che fosse in linea con gli standard internazionali e reclutare docenti e studenti. Parte integrale di tale curriculum è la pratica, e qui entra in gioco il St. Daniel Comboni Hospital che offre agli studenti del Catholic Health Training Institute (CHTI) la possibilità di farsi le ossa in un ospedale che attrae e cura pazienti nei suoi diversi reparti: maternità, chirurgia, medicina interna e pediatria.
Le sorelle non mandano mai via nessuno, neanche chi non è in grado di dare il contributo simbolico richiesto ai pazienti; anzi, i più poveri vengono curati usando un fondo “carità”. Di conseguenza, l’ospedale si trova in perenne necessità finanziaria. La scarsità di risorse è anche la causa della difficoltà a trattenere il personale che, pur ricevendo uno stipendio dignitoso, spesso preferisce le ONG internazionali in grado di pagare molto di più: una sorta di fuga di cervelli a livello locale e un grosso problema per il funzionamento della struttura.
L’ospedale è aperto a tutti, sempre, ogni giorno e 24 ore su 24. Di particolare rilievo per la popolazione di tutta l’area è il reparto maternità, con circa tremila parti all’anno, tra cui cesarei e altri interventi complessi dato che le donne spesso arrivano all’ambulatorio all’ultimo momento, alla fine di una gravidanza cosparsa di complicanze. All’ospedale di Wau, però, possono essere accolte ed eventualmente operate, inoltre lì si offre a tutte le donne incinte e neo-mamme l’intera gamma del mother & child care: regolari controlli e visite prenatali, prevenzione di malattie, analisi di laboratorio, vaccinazioni dei neonati ecc. Per i bimbi prematuri inoltre c’è una piccola unità di rianimazione con 3 incubatrici, a cui vengono riferiti anche neonati da altre strutture sanitarie.
Sr. Maria si sente profondamente legata al Sud Sudan, dove ha prestato servizio già prima del 2011, anno in cui questa parte del Paese si è separata dalla parte settentrionale, la Repubblica del Sudan. Purtroppo la tanto agognata indipendenza ha reso forse ancora più vulnerabili queste martoriate terre che continuano a contendersi con il Nord le risorse petrolifere, e non ha posto fine ai conflitti interni ed interetnici che a più riprese sono sfociati in vere e proprie guerre civili. Le sorelle ne risentono a Wau come in altre aree ridiventate insicure e dove la vita della popolazione è resa ancora più difficoltosa dalle diatribe in corso.
Con Sr. Maria parliamo anche del cambiamento climatico che nel Sud Sudan si manifesta attraverso fenomeni estremi, tra inondazioni insolitamente frequenti al nord del Paese e periodi di siccità in altre regioni. L’impatto è sempre devastante: ulteriori ondate di migliaia di sfollati, con un aumento della dipendenza da aiuti umanitari ed un inasprimento dei conflitti interetnici.
Per il futuro Sr. Maria si augura che il St. Daniel Comboni Hospital riuscirà ad andare avanti, con le sue attività indispensabili di cura e di prevenzione soprattutto nell’ambito della salute materna e infantile, e che la formazione pratica degli studenti di infermieristica e ostetricia renderà infine disponibile anche alla struttura gestita dalle comboniane un pool di personale sanitario qualificato.
Per sé stessa invece Sr. Maria è aperta a tutte le sfide, inclusa quella di …. tornare a Wau!