LAR ELDA: UNA COMUNITÀ DI SPERANZA
Sr. Lucy Wambua, di passaggio a Roma, è venuta a trovarci e ci ha raccontato la sua esperienza nel Lar Elda di Nampula, in Mozambico, dove ha trascorso l’ultimo anno. Attualmente la casa di accoglienza ospita 45 bambine e ragazze; la più piccola ha appena sei anni.
Molte di loro, quando arrivano al Lar, portano con sé storie di abbandono. Hanno bisogno di tempo, cura e attenzioni per ritrovare fiducia e serenità. Talvolta preferiscono isolarsi o manifestano il proprio disagio in modi diversi. La vita quotidiana nella casa prevede studio, piccoli lavori manuali, attività di gestione degli spazi comuni e la cura dell’orto: un modo semplice ma efficace per far nascere senso di responsabilità e appartenenza.
“È un’esperienza dura” racconta suor Lucy “La loro carenza di affetto è la parte più difficile da affrontare, ma allo stesso tempo stare con loro è una grande gioia. Siamo in connessione con le loro emozioni e impariamo ogni giorno come costruire una relazione con ciascuna. Con il tempo, sono loro stesse ad imparare ad aiutarsi e sostenersi”.
Tra le attività più delicate c’è il percorso di ricongiungimento familiare. Le suore rappresentano un punto di riferimento e una speranza per le ragazze. Tuttavia, non sempre le famiglie sono disponibili ad accoglierle nuovamente: capita che, al termine degli studi, alcune non possano fare ritorno a casa.
“Per le ragazze più grandi ci impegniamo a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, una sfida complessa. Imparano a preparare il pane, a realizzare piccoli oggetti artigianali e rosari. Parallelamente, vengono accompagnate ad acquisire prudenza e consapevolezza, così da riconoscere i rischi legati alla loro vulnerabilità.”
Suor Lucy ha concluso la sua visita con queste parole: “Il Lar è parte viva della comunità: persone del posto collaborano con noi, offrono consigli e ci sostengono in diversi modi. Al suo interno, le ragazze si sostengono a vicenda: le più grandi si prendono cura delle più piccole. Insomma, il Lar Elda è una comunità di speranza.”