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DUE GEMELLI PER UN MIRACOLO

DUE GEMELLI PER UN MIRACOLO

Carissimi amici,

Voglio condividere con voi il miracolo che è accaduto lo scorso novembre all’ospedale di Bebedjia, in Ciad.

Era sera, quando la trentenne Irene, al nono mese di gravidanza, è stata portata al nostro pronto soccorso ostetrico dal fratello e da un vicino di casa. La donna era in preda alle convulsioni, aveva un alterato stato di coscienza e difficoltà respiratorie. Fino a quel momento non l’avevamo mai vista in ambulatorio per una consulenza prenatale, quindi nessuno di noi poteva prevedere ciò che sarebbe successo.

I primi esami hanno subito evidenziato la gravità della situazione: pressione sanguigna elevata, test rapido per la malaria positivo e l'ecografia mostrava una gravidanza gemellare. L’obiettivo naturalmente era salvare sia la madre che i suoi due bambini, inducendo il parto il più presto possibile dopo aver stabilizzato le funzioni vitali della donna.

Purtroppo, però, le convulsioni non facevano che aumentare di intensità e durata e nemmeno gli anticonvulsivanti somministrati sembravano fare effetto.

 

Non c’era altra scelta: correre in sala operatoria ed effettuare un taglio cesareo di emergenza. Ma proprio mentre stavamo preparando la donna, il travaglio è iniziato senza preavviso ed è riuscita ad avere un parto naturale: sono nati due bellissimi maschietti, uno di 3,800 Kg e uno di 3,700 Kg.

La donna aveva però perso molto sangue: l'emoglobina misurata era di 5 g/dl (valori normali sono sui 12-15 gr/dl). L'abbiamo quindi sottoposta alla trasfusione di due unità di sangue.

Questa non è la prima volta che riceviamo donne in situazioni drastiche, che camminano per chilometri o sono scaricate letteralmente morenti davanti alla maternità senza nessun soldo né nessuno che le assista.

Assistiamo ad un aumento continuo di parti complicati con donne che arrivano al 9° mese senza mai aver ricevuto assistenza prenatale, il che significa essere esposte a gravi complicazioni prevenibili come l'eclampsia (come è successo ad Irene) ma non solo. Sfortunatamente, qui è ancora molto comune partorire in casa, senza un’adeguata assistenza, e arrivando in ospedale troppo tardi.

 

Il progetto “Aiutiamo la vita a nascere” aiuta anche le donne come Irene e ci dà la possibilità di continuare a salvare vite umane.

E tutto ciò può avvenire solo grazie alle vostre donazioni che sostengono l'ospedale.

Come è finita la storia di Irene? Grazie a Dio, ha lasciato la maternità dopo circa due settimane, in piena salute, assieme ai suoi due vivaci maschietti.

È stata una gioia per tutti noi della maternità.

 

Sr Susan Akullo