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RENDIAMO VERDE IL DESERTO

RENDIAMO VERDE IL DESERTO

Carissimi amici,

Vi scrivo dal Gash Barca, regione una volta conosciuta come il Granaio dell’Eritrea. Sì, una volta, poi tanta acqua è passata sotto i ponti, così tanta da erodere il terreno rendendolo arido e difficile da coltivare. Di conseguenza, la vita per la gente che abita nella zona è diventata più difficile e piena di sfide.

In questa zona noi Suore Missionarie Comboniane abbiamo due comunità, Tokombia e Kulluku. Desidero condividere con voi quella che è stata una sorpresa davvero inaspettata, ma nell’insieme anche rivelatrice, del potenziale che abita queste terre.

Eravamo in visita alla comunità di Kulluku e le sorelle ci hanno raccontato che poco distante da loro vivevano delle persone che avevano osato creare una piantagione e coltivare un grande orto. Ci hanno raccontato di tanto verde, alberi da frutta e verdura. Di fronte alla nostra incredulità, visto che Kulluku è in pieno deserto, hanno programmato di portarci lì per poter vedere da vicino ciò che le aveva affascinate.

In realtà, il poco distante, è consistito in due ore buone di strada assolata e tortuosa. Dopo aver assaporato un bel po’ di polvere, ad un certo punto, ad una larga svolta, ci siamo trovate di fronte ad uno spettacolo simile ad un giardino terrestre. Quello che vedevamo superava di gran lunga quanto descritto. Alberi di mango giganti e un orto con tutti i tipi di verdura, inimmaginabili in quelle latitudini... e l’acqua vi chiederete?... Ebbene sì, l’acqua scorreva abbondante nel sottosuolo, sono bastati due o tre pozzi, delle pompe rudimentali ma efficaci e il gioco è stato fatto. Mai vista tanta acqua scorrere libera tra le verdure e le piante.

Siamo quindi andate a parlare con il Signor Gambo, il proprietario, il quale con semplicità francescana ci ha spiegato che quel lavoro richiedeva costanza, tenacia, pazienza... ma che la gioia di vedere crescere tanta abbondanza lo premiava di tutta la fatica.

Ovviamente siamo rientrate a Kulluku colme di ogni ben di Dio da condividere con i vicini e con chi passava a salutarci. Ed è rientrando a casa che ci è balenata l’idea: rinverdire la speranza, far fiorire il deserto! Ma come? Abbiamo passato tutta la sera facendo ipotesi, tracciando disegni e alla fine ci siamo coricate con tanto verde negli occhi.

Il giorno dopo, con le idee più vicine alla realtà, abbiamo perlustrato il grande spazio attorno alla missione e fatto una lista di cose necessarie. Certo noi non avevamo tutta l’acqua del Signor Gambo, ma un pozzo per quanto piccolo c’era, e due grandi cisterne pure. Ma soprattutto, c’era tanta voglia di veder realizzato il sogno e concretizzarlo in un progetto.

Da quel giorno sono passati mesi e abbiamo messo nella lista anche la comunità di Halibmentel. La prima cosa avvenuta è stata che la nostra speranza si è rinverdita. Alcune associazioni alle quali avevamo inviato il progetto si sono lasciate contagiare dal nostro entusiasmo e hanno approvato la richiesta. Ora non rimane che rimboccarsi le maniche e partire. Il progetto prevede piantare nelle due aree (Kulluku e Halibmentel) almeno 600 alberi in tre anni, e cercare di fermare l’avanzamento del deserto.

Il grosso problema qui sono i cammelli e le caprette che divorano qualsiasi cosa abbia l’apparenza di erba, sfondando ogni tipo di recinzione fatta con arbusti spinosi. Ma anche a questo stiamo provvedendo.

Insomma, il lavoro è immane, ma come dice nostro fratello Gambo: è un lavoro che richiede costanza, tenacia, pazienza... ma alla fine avremo la meglio e vedremo il deserto rifiorire. Noi ci crediamo, e siamo certe che non saremo sole in questa avventura.

 

Sr Elisa Kidane e Sorelle comboniane in Eritrea